L’uomo e la donna che vogliono vivere il loro battesimo devono andare verso le periferie, verso le periferie geografiche, le periferie culturali, le periferie esistenziali, devono andare con questa proposta evangelica... vivere in questa tensione, una tensione tra l'interiorità dell’incontro con Gesù che vi spinge verso fuori e pone tutto in questione, tra un andare e un tornare continuo.





MAGISTERO





Udienza Generale, 27 marzo 2013


Dio pensa sempre con misericordianon dimenticate questo. Dio pensa sempre con misericordia: è il Padre misericordioso! Dio pensa come il samaritano che non passa vicino al malcapitato commiserandolo o guardando dall’altra partema soccorrendolo senza chiedere nulla in cambio.
Dio non ha aspettato che andassimo da Lui, ma è Lui che si è mosso verso di noi, senza calcoli, senza misure. Dio è così: Lui fa sempre il primo passo, Lui si muove verso di noi. Gesù ha vissuto le realtà quotidiane della gente più comune. In Lui Dio ci ha dato la certezza che è con noi, in mezzo a noi. «Le volpi – ha detto Lui, Gesù – le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» (Mt 8,20). Gesù non ha casa perché la sua casa è la gente, siamo noi, la sua missione è aprire a tutti le porte di Dio, essere la presenza di amore di Dio.
Gesù non vive questo amore che conduce al sacrificio in modo passivo o come un destino fatale; certo non nasconde il suo profondo turbamento umano di fronte alla morte violenta, ma si affida con piena fiducia al Padre.
Gesù si è consegnato volontariamente alla morte per corrispondere all’amore di Dio Padre, in perfetta unione con la sua volontà, per dimostrare il suo amore per noi
Sulla croce Gesù «mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2,20). Ciascuno di noi può dire: Mi ha amato e ha consegnato se stesso per me. Ciascuno può dire questo "per me".
Che cosa significa tutto questo per noi? Significa che questa è anche la mia, la tua, la nostra stradaVivere la Settimana Santa seguendo Gesù non solo con la commozione del cuore; vivere la Settimana Santa seguendo Gesù vuol dire imparare ad uscire da noi stessi per andare incontro agli altri, per andare verso le periferie dell’esistenza, muoverci noi per primi verso i nostri fratelli e le nostre sorelle, soprattutto quelli più lontani, quelli che sono dimenticati, quelli che hanno più bisogno di comprensione, di consolazione, di aiuto. C’è tanto bisogno di portare la presenza viva di Gesù misericordioso e ricco di amore!
Entrare sempre più nella logica di Dionella logica della Croceche non è prima di tutto quella del dolore e della morte, ma quella dell’amore e del dono di sé che porta vita. E’ entrare nella logica del Vangelo.
Seguire, accompagnare Cristo, rimanere con Lui esige un "uscire", uscireUscire da se stessi, da un modo di vivere la fede stanco e abitudinario, dalla tentazione di chiudersi nei propri schemi che finiscono per chiudere l’orizzonte dell’azione creativa di Dio.
Dio è uscito da se stesso per venire in mezzo a noiha posto la sua tenda tra noi per portarci la sua misericordia che salva e dona speranza. Anche noi, se vogliamo seguirlo e rimanere con Lui, non dobbiamo accontentarci di restare nel recinto delle novantanove pecore, dobbiamo "uscire", cercare con Lui la pecorella smarrita, quella più lontana.







DIZIONARIO DELLA CATECHESI

Casa di Gesù

Dio Padre misericordioso

Missione di Gesù

San Pietro

Settimana Santa

Uscire da se stessi







Card. Jorge Bergoglio. Saremo giudicati sulla scorta di quanto avremo saputo avvicinarci a «tutti gli uomini» riconoscendo in quella stessa carne il Verbo di Dio


Non temere di avvicinarsi alla carne, alla carne che ha fame e sete, alla carne malata e ferita, alla carne che sta scontando la propria colpa, alla carne che non ha di che vestirsi, alla carne che conosce l’amarezza corrosiva della solitudine nata dal disprezzo. 
  E, alla fine dei tempi, potrà godere della contemplazione di questa carne glorificata solo chi ha saputo riconoscerla e avvicinarla anche quando la sua gloria era celata dalla lordura e dalle piaghe che la ricoprivano – uomo reietto e disprezzato –, quando la sua gloria era nascosta poiché «venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14) come un nostro fratello. Si tratta di preparare la nostra carne a questa visione; 
 la nostra carne sarà glorificata, la stessa carne con cui cercheremo di riconoscere il Verbo di Dio nel nostro prossimo. Preparare la nostra carne alla contemplazione significa servire il prossimo e comparire quindi alla presenza di Dio, sottoporre la nostra vita all’azione del Verbo e dello Spirito per la gloria del Padre; metterla a servizio, un servizio che sfinisce e stanca: ritornare poveri, in cammino, pellegrini... Porsi con tutta la carne «alla presenza di Dio» significa anche pregare. La preghiera ci guiderà nel cammino, a volte facile, a volte insidioso, per riconoscere il Verbo nella carne sofferente, per consegnare la nostra carne alla volontà di Dio e per vivere secondo lo Spirito. 




Come Giuda che, quando ha tradito Gesù aveva il cuore chiuso, anche noi quando spettegoliamo e "spelliamo" l'altro, non abbiamo amore, amicizia, tutto diventa mercato: vendiamo i nostri amici, i parenti.


Gesù è come una mercanzia: è venduto. Capita tante volte anche nel mercato della Storia … nel mercato della nostra vita quando noi scegliamo i 30 denari e lasciamo Gesù da parte, guardiamo il Signore che è venduto. E a volte noi con i nostri fratelli, con i nostri amici, tra noi, facciamo quasi lo stesso. Accade quando chiacchieriamo l’uno dell’altro e cominciamo spellare l’altro. Mai parlare male di altre persone. Giuda, quando ha tradito Gesù aveva il cuore chiuso, così, anche noi quando spettegoliamo non abbiamo amore, non abbiamo amicizia, tutto diventa mercato: vendiamo i nostri amici, i nostri parenti. Allora chiediamo perdono perché lo facciamo all’amico, ma lo facciamo a Gesù, perché Gesù è in questo amico. E se ci accorgiamo che qualcuno ha dei difetti non facciamoci giustizia con la nostra lingua, ma preghiamo il Signore per lui, dicendo “Signore, aiutalo!. 

Omelia nella Messa celebrata a "Santa Marta", 27 marzo 2013




Nella notte provvisoria del peccato, abbiamo fiducia nella dolcezza del perdono di Gesù


La notte che avvolge Giuda, è anche la notte in cui brancola il suo cuore. È quella peggiore,la notte del corrotto, una notte definitiva, quando il cuore si chiude in un modo che non sa, non vuole uscire da sé. Diversa è invece la notte del peccatore, una notte provvisoria che noi tutti conosciamo. Quanti giorni di questa notte abbiamo avuto, quanti tempi quando la ‘notte’ giunge ed è tutto buio nel cuore… Poi la speranza si fa largo e ci spinge a un nuovo incontro con Gesù. Di questa notte del peccatore non abbiamo paura. La cosa più bella è dire il nome del peccato. In mezzo alla ‘notte’, alle tante ‘notti’, ai tanti peccati che noi facciamo, c’è sempre quella carezza del Signore che fa dire: “Questa è la mia gloria. Sono un povero peccatore, ma Tu sei il mio Salvatore!”. Apriamo il cuore per gustare la dolcezza del perdono.

Omelia nella Messa celebrata nella “Casa Santa Marta”, 26 marzo 2013




Card. Jorge Bergoglio. Apri il tuo cuore alla vita! Abbiamo un messaggio di vita molto bello, e quindi Il cristiano non può permettersi il lusso di essere un idiota, questo è chiaro

 

Il cristiano non può permettersi il lusso di essere un idiota, questo è chiaro. Noi non possiamo permetterci di essere sciocchi perché abbiamo un messaggio di vita molto bello e quindi non possiamo essere frivoli. Apri il tuo cuore alla vita!  La vita è sempre dare, si dà, ed è costoso prendersi cura della vita. Oh quanto costa! Costa lacrime. Ma come è bella la cura per la vita, permettere che la vita cresca, dare la vita come Gesù, e dare in abbondanza, per non permettere che anche uno solo di questi più piccoli vada perso. 

Omelia nella Messa in onore del santo protettore delle donne in gravidanza, san Raimondo Nonnato, 31 agosto 2005



Card. Jorge Bergoglio. L'aborto non è mai una soluzione



Nei confronti di una donna in stato di gravidanza dobbiamo sempre parlare di due vite, le quali debbono entrambe essere preservate e rispettate, poiché la vita è un valore assoluto. L’aborto non è mai una soluzione. Occorre ascolto, vicinanza e comprensione da parte nostra per salvare tutte e due le vite: rispettare l’essere umano più piccolo e indifeso, adottare ogni mezzo che possa preservare la sua vita, permettere la sua nascita ed essere, inoltre, creativi nell’individuare percorsi che rendano possibile il suo pieno sviluppo. Le leggi improntano la cultura di un popolo, e una legislazione che non protegge la vita favorisce una «cultura di morte» (Evangelium vitae, n.21). Lanciamo un appello ai fedeli e ai cittadini, affinché, in un clima di massimo rispetto, vengano adottati mezzi positivi di promozione e protezione della madre e del suo bambino in tutti i casi, a favore sempre del diritto alla vita umana.

Comunicato “Sobre la resolución para abortos no punibles en la Ciudad de Buenos Aires”, 10 settembre 2012


Io, peccatore, confido nella pazienza di Dio


 «Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?», gli chiede in latino. E lui risponde: «Sono un grande peccatore; confidando nella misericordia e nella pazienza di Dio, nella sofferenza, accetto».




La dolce e confortante gioia di evangelizzare


Parole che il cardinale Jorge Mario Bergoglio ha pronunciato nel corso della congregazione generale dei cardinali prima si entrare in conclave



Ci farà bene pensare - in questa Settimana Santa, alla pazienza di Dio, a quella pazienza che il Signore ha con noi, con le nostre debolezze, con i nostri peccati

Pensiamo a un rapporto personale, in questa Settimana: come è stata nella mia vita la pazienza di Gesù con me? Soltanto questo. E poi, uscirà dal nostro cuore una sola parola: “Grazie, Signore! Grazie per la tua pazienza”


Omelia nella Messa a Santa Marta, 25 marzo 2013


La croce di Cristo abbracciata con amore mai porta alla tristezza, ma alla gioia, alla gioia di essere salvati e di fare un pochettino quello che ha fatto Lui quel giorno della sua morte.



E' buono seguire Gesù; è buono andare con Gesù; è buono il messaggio di Gesù; è buono uscire da se stessi, alle periferie del mondo e dell’esistenza per portare Gesù!

Omelia nella Messa della Domenica delle Palme, 24 marzo 2013





Discorso tenuto nel maggio 2007 ad Aparecida (Brasile) dall’allora arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, in qualità di presidente della Conferenza episcopale argentina, alla quinta Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano e del Caribe.


Stiamo entrando in una nuova epoca nella storia dell’umanità. 
E’ necessario riconoscere che se parte del nostro popolo di battezzati non sperimenta la propria appartenenza alla chiesa si deve, in molti casi, a una evangelizzazione superficiale che caratterizza gran parte della popolazione, a un cattolicesimo tradizionale senza catechesi e senza vita sacramentale. Se questo accade è anche per l’atmosfera poco accogliente che si respira nelle parrocchie e comunità, e in alcuni luoghi anche per una liturgia altamente intellettuale e verbale e per un atteggiamento burocratico nell’affrontare i problemi complessi della vita delle persone nelle nostre città. Non tutti i laici sono adeguatamente preparati ad assumersi la responsabilità, oppure non riescono a trovare spazio nelle loro chiese particolari per potersi esprimere e agire a causa di un eccessivo clericalismo che li mantiene ai margini delle decisioni e da una partecipazione più attivaE’ fondamentale valutare lo zelo per l’evangelizzazione, che deve essere sempre più caratterizzato da creatività pastoralespirito missionario e vicinanza a chi è più lontano. Deve crescere il senso di preoccupazione per i poveri. Ci sono anche ombre, che si manifestano in quelle persone che attraverso la chiesa cercano di tagliare traguardi personali. Da più parti, molti fanno troppo poco, sono sedentariLa parrocchia rimane il riferimento pastorale concreto e attuale. Nelle parrocchie c’è una ricerca per l’esperienza del senso di comunità della chiesaMa non si può non riconoscere che, in alcuni casi si continua a dare la predominanza all’aspetto amministrativo su quello pastorale, come alla sacramentalizzazione senza evangelizzazione. La famiglia attraversa una crisi profonda e la risposta della pastorale matrimoniale e prematrimoniale risulta insufficiente. Negli ultimi decenni abbiamo notato una certa disidentificazione con la tradizione cattolicala mancanza di trasmissione alle nuove generazioni e l’esodo verso altre comunità (i più poveri verso evangelismo pentecostale e alcune nuove sette). Ciò è dovuto in parte alla crisi del dialogo familiare. La pastorale della catechesi rimane un mezzo privilegiato per trasmettere e rinvigorire la fede della comunitàAl centro di tutto, il Vangelo.  E’ necessario, però, che per una catechesi più biblica, impegnata ed esperenziale ci sia una preparazione migliore 


Lottare contro la povertà sia materiale, sia spirituale; edificare la pace e costruire ponti


Discorso nell’Udienza ai membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 22 marzo 2013

Il miglior servizio all'unità dei cristiani: vivere in pienezza la fede ricevuta in dono nel Battesimo, e darne testimonianza libera, gioiosa e coraggiosa

Discorso ai Delegati Fraterni di Chiese, Comunità Ecclesiali e Organismi Ecumenici Internazionali, Rappresentanti del popolo ebraico e di Religioni non Cristiane, 21 marzo 2013


Omelia nella Messa per l’Inizio del Ministero Petrino, 19 marzo 2013  


Omelia nella Messa celebrata nella Parrocchia di Sant'Anna in Vaticano, 17 marzo 2013

Udienza ai Rappresentanti dei mezzi di comunicazione sociale, 16 marzo 2013

Discorso ai Cardinali, 15 marzo 2013

Omelia nella messa con i cardinali, 14 marzo 2013

Saluto al popolo dopo l'elezione, 13 marzo 2013





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